I TRAUMI DA PARTO
I traumi da parto, molto frequenti nella prima e nella seconda metà del ‘900, si verificano oggi molto più di rado e, spesso, conseguentemente ad un parto difficile e tortuoso. Purtroppo qualche volta questi problemi che si presentano al momento della nascita, non vengono facilmente risolti e possono condizionare irrimediabilmente la vita del bambino e quella dei suoi Genitori. Le cause della loro insorgenza sono piuttosto svariate e dipendono, nella maggior parte dei casi, dalle dimensioni del nascituro, da anomalie del feto, da un travaglio troppo prolungato, da qualche cosa che non è andato per il verso giusto.
TRAUMI DA PARTO E PROGRESSI SCIENTIFICI
Grazie soprattutto all’evoluzione delle scienze mediche, negli ultimi anni i traumi da parto si sono nettamente ridotti, interessando anche in Italia, fortunatamente, un numero sempre minore di partorienti.
In qualche caso il bambino, durante il parto, potrebbe riportare piccoli spiacevoli inconvenienti, risolvibili in pochi giorni
( vedi anche questo articolo http://www.guidagenitori.it/un-figlio/il-parto/1755-traumi-da-parto-rapide-soluzioni/ )
Le conseguenze di un parto difficile, però, si possono manifestare anche più tardi; può capitare, ad esempio, che il bambino intorno ai 15-18 mesi ancora non sia ancora in grado di raggiungere la stazione eretta, o addirittura che nemmeno riesca a rimanere seduto. E’ questo il momento in cui si incomincia a pensare all’acqua in termini riabilitativi.
METODO E ACQUA PER COMUNICARE
Il Metodo Giletto nell’acqua consente di abilitare un bambino affetto da ritardi psicomotori, dovuti prevalentemente a traumi da parto.
Nel 2012, in occasione di un mio intervento ad un Convegno Internazionale sugli studi scientifici intorno al Nuoto Infantile a Budapest in Ungheria, ho ampliamente dimostrato quanto sperimentato e pubblicato nel 1990. Ho illustrato, infatti, che in acqua anche il bambino disabile può essere stimolato, esprimendo al meglio se stesso, sconfiggendo e superando i problemi riportati al momento della nascita e ricavandone benefici in tutto lo sviluppo.
In questo ambiente tridimensionale non si avvertono limitazioni ed essendoci continuità tra intelligenza e processi biologici di adattamento all’ambiente, si considera tale contesto il più idoneo, in assoluto, per mettere in atto una terapia abilitativa.
In questo spazio d’eccellenza, la gravità è pressoché inesistente ed ogni movimento risulta più naturale, aiutato anche dalla pressione idrostatica che fa sentire senza peso chi vi è immerso.
Il bambino con qualche forma di disabilità ha bisogno più degli altri di sviluppare la conoscenza del proprio schema corporeo e di esercitare i suoi schemi motori di base, che in alcuni casi, in un contesto aereo è impossibilitato ad espletare.
Sappiamo quanto sia importante per tutti i bambini lo sviluppo dell’immagine di Sè e della propriocettività ( http://nuotobaby.it/acqua-e-propriocettivita/ ) e che questi due traguardi di consapevolezza psicofisica, in acqua vengono ampliamente agevolati.
Il metodo sensoriale (denominato Metodo Giletto) propone dal 1990 un tipo di Idrokinesiterapia che non ha eguali e che ha delineato le linee guida di tutti gli altri sistemi di insegnamento ( http://nuotobaby.it/acqua-e-comunicazione/ ) .
IL DIALOGO TONICO
Genitori e operatori, in ambiente liquido, devono essere sempre a stretto contatto con i bambini ed utilizzano una modalità espressiva di tipo non verbale.
Nei primi mesi di vita il bambino dimostra di reagire più velocemente agli stimoli se si stabilisce con lui una comunicazione di tipo corporeo, che viene anche denominata “dialogo tonico”.
Baci, coccole, carezze ed espressioni gratificanti del volto producono istantaneamente feed-back positivi nella comprensione e nella recezione dei messaggi.
La pelle, il calore del corpo, e la gestualità in senso generale divengono per eccellenza la forma di dialogo più facile con i bambini molto piccoli.
Le motivazioni indotte attraverso processi di gratificazione corporea e di lode producono, di riflesso, un aumento delle risposte motorie.
In ambiente fluido il corpo del genitore o dell’operatore diviene per il bambino un importante punto di riferimento che gli permette di allontanarsi, esplorare lo spazio circostante e di tornare con la certezza di un abbraccio che contiene e che consola.
In questa prospettiva l’acqua non può non essere considerata l’ambiente ideale nel quale stabilire una comunicazione che va oltre il dialogo, e che permette situazioni di contatto intense e naturali.
Le risposte motorie dei piccoli divengono molteplici e si esplicano in un piano tridimensionale, che consente il flusso libero di percezioni utili alla costruzione di tutti gli schemi motori di base.
In età evolutiva l’acqua si presenta come l’ambiente migliore per il recupero di deficit psicomotori, comportamentali e del linguaggio.
Attraverso il calore e la sicurezza che il corpo della figura di riferimento può infondere, il bambino in acqua può sperimentare i propri sensi e può allenare la propriocettività, percependo che non vi sono pericoli .
Il “nuoto baby” è in grado sia di ABILITARE il bambino, sia di riabilitarlo.
Questo è uno dei concetti più importanti del metodo sensoriale:
abilitare un bambino nell’acqua, significa renderlo abile, cioè fare in modo che diventi capace di fare qualcosa, cioè di nuotare.
Così come RIABILITARLO vuol dire restituirgli una abilità che aveva perduto.
In effetti è vero che il metodo sensoriale richiamando i riflessi primordiali fetali “riabilita”il piccolo all’acqua poiché gli consente di ricordare ( in una specie di “deja vou” ) quello che forse aveva già dimenticato ( cioè i M.R.N.A ), ma è altrettanto esatto considerarlo un metodo “abilitativo”, dal momento che insegna al bambino una capacità, che è quella di usare i suoi riflessi esercitandoli e trasformandoli in competenze, ovvero in movimenti fluidi che consentono il nuoto ( M.N.)