L’adattamento all’ambiente fuori e dentro l’acqua, è la seconda fase del Metodo Giletto.
Quando i bambini piccoli si trovano per la prima volta in un ambiente che non conoscono, quando non bastano le braccia della Mamma a rassicurare, appaiono smarriti, insofferenti e qualche volta può accadere che lo dimostrino con un pianto disperato, o con atteggiamenti che fanno pensare ad un rifiuto.
Tutti questi segnali (link interno il pianto del neonato svela un segreto), non vanno assolutamente interpretati come un diniego verso l’attività in piscina, ma devono invece essere compresi ed accettati come fossero richieste, che il bambino ci presenta in maniera indiretta. Quello di cui ha veramente bisogno, è di essere accompagnato e sensibilizzato verso le novità, i nuovi contesti, le nuove figure di riferimento. Bisogna, insomma, che possa ambientarsi dentro la piscina ed anche fuori, in tutti gli spazi circostanti del Centro Sportivo dove si svolge l’attività.
IL TIMORE DELLA NOVITA’
E’ necessario adattarsi fuori e dentro l’acqua, perché tutto ciò che è sconosciuto, ci spaventa. Di fronte alle novità, infatti, anche noi adulti siamo spesso scettici e timorosi ( qui qualche consiglio su come affrontare la paura della novità ).
Ci intimidiscono i cambiamenti e siamo sospettosi difronte a ciò di cui non abbiamo ancora mai fatto esperienza.
I bambini, più dei “grandi”, hanno percezioni molto fervide, imparano direttamente attraverso i sensi, senza inibizioni e il loro apprendimento primario scorre lungo un circuito intenso ed immediato.
Lo sviluppo delle fibre nervose del cervello non è ancora ultimato e per questo, a meno di tre anni, è davvero difficile mentire o riuscire nascondere il proprio stato d’animo.
Prevenendo una situazione di ipotetico disagio, il Metodo Giletto ha indicato quanto sia importante adattare il bambino prima fuori e poi dentro l’acqua. Questa seconda fase, in consequenzialità con tutte le altre, genera e determina il raggiungimento dell’autonomia in acqua, anche sotto l’anno di età.
Ai Genitori va spiegato che la seconda fase del Metodo
NON E’AFFATTO UN MODO PER PERDERE TEMPO!!!
Quando i bambini saltano il momento di adattamento all’ambiente, fanno fatica ad incanalare i loro processi di apprendimento, vanificando la lezione e ci mettono anche molto più tempo, prima di imparare a galleggiare.
Il Metodo Giletto ha dimostrato come con i neonati e con i lattanti, sia dunque assolutamente sbagliato incominciare dalle immersioni, dai tuffi o dagli spostamenti sott’acqua.
Anche i bambini che sembrano inizialmente già abili, qualora venissero scavalcate alcune fasi determinanti la progressione didattica, sono destinati a retrocedere bruscamente, durante l’apprendimento del Nuoto Baby.
CHI VA PIANO… VA SANO E VA LONTANO
In questa seconda fase di adattamento fuori e dentro l’acqua, qualora non venissero considerati tutti gli accorgimenti indicati, per fare ambientare al meglio i bambini, non sarebbe ipotizzabile ottenere il risultato promesso.
Quando vengono a contatto con l’ambiente della piscina, dal piano vasca agli spogliatoi, i mini allievi sono bombardati da una miriade di stimoli nuovi, tra i quali l’odore intenso di cloro, i rumori, che vengono notevolmente amplificati.
Anche il loro corpo, svestito, subisce una immediata variazione termica ed è costretto a conformarsi al repentino cambiamento di clima, che sul piano vasca si presenta più umido e rarefatto.
E’vero che i bambini, più sono piccoli, più facilmente si adattano a qualsiasi cambiamento, ma è altrettanto indiscusso quanto abbiano bisogno di calma, per assimilare e rielaborare nuove informazioni e per riuscire a trasformarle in esperienze positive, capaci di generare abilità e future competenze.
Questa fase dell’adattamento fuori e dentro l’acqua può essere più o meno lunga, a seconda dei tempi di cui necessita, differentemente, ogni bambino e non bisogna mai dimenticare che non esistono tempi standard, uguali per tutti. Ognuno ha le proprie esigenze e i propri ritmi, che vanno assolutamente accondiscesi e mai forzati! Così, il processo di interiorizzazione dei nuovi spazi, da parte dei bambini, sarà veloce e lineare, restituendo una serena familiarità ed un perfetto adattamento all’ambiente.
Per un corretto approccio iniziale con il nuoto baby, prima della fase di ambientamento direttamente in acqua, sarà molto utile che i bambini esplorino l’ambiente esterno e cioè tutto quello che fa parte dell’impianto natatorio, a cominciare dal piano vasca per continuare con le docce e gli spogliatoi.
In questo delicatissimo momento è utile che i piccoli insieme alle loro mamme osservino anche gli altri bambini che sono sia già in acqua o che come loro sono alle prese con l’esplorazione.
Questa fase di osservazione diretta “sul campo”, diventerà molto utile per l’Istruttore, poiché i bambini imparano anche attraverso processi di imitazione e di emulazione.
Tutta questa fase di adattamento all’ambiente, inoltre sarà preziosissima per l’operatore, che avrà modo di ampliare la sua conoscenza con il piccolo.
Con lui avrà già stabilito una comunicazione corporea durante la prima fase del Metodo, il massaggio prenatatorio, ma il contatto diretto con l’allievo e l’accettazione della sua presenza, dovranno avvenire per gradi ed avranno bisogno di un ulteriore approfondimento.
In questa delicata fase di apprendimento, è necessario rispettare ogni bambino e stare molto attenti a ciò che fa, per capire quando sarà il momento di entrare in acqua e proseguire nella metodologia didattica.
La frenesia e l’ansia di scendere in vasca, talvolta palesate da qualche Genitore impaziente di tornare a casa con il suo potenziale “Mark Spitz”, sono assolutamente deleterie per tutti i bambini e finiscono per ottenere l’effetto opposto. (scopri di piu sull’ansia da prestazione qui).
Ci vuole, invece, tanta pazienza e tanta capacità di incoraggiamento, tanto entusiasmo, così tutti i bambini imparano, allegramente e senza traumi.
Il Metodo si presenta come uno STRUMENTO INDISPENSABILE, soprattutto perché fornisce agli Istruttori la possibilità di PROGRAMMARE la lezione, di sapere come procedere, di riuscire a condurre i Genitori verso l’insegnamento ai propri figli.
UN GRADINO ALLA VOLTA…GIU’ DALLA SCALETTA
Quando arrivano in piscina, non è detto che tutti i bambini debbano necessariamente scendere subito in acqua.
Se qualcuno ha ricevuto qualche esperienza negativa al mare, con le onde, o in vasca da bagno, in un attimo di distrazione del Genitore, si presenta più impacciato ed è necessario, pertanto, essere molto prudenti e procedere per gradi.
Spesso, anche i bambini che inizialmente sembravano più spavaldi, se ne stanno vicini al bordo vasca, aggrappati alla scaletta e soltanto con una serie di esercizi mirati, insieme al Genitore, iniziano a prendere coraggio e a lasciarsi cullare dall’acqua.
All’inizio, per ambientarsi all’acqua della piscina, sul piano vasca saranno molto utili delle piccole bacinelle o delle piscine gonfiabili, poste, inizialmente, fuori dall’acqua e, più tardi, immerse direttamente in piscina, in modo da anticipare l’idea della seconda fase del Metodo ( Ne ho parlato in maniera approfondita QUI )
In generale, le prime volte che entrano in un Centro natatorio, i lattanti appaiono quasi sempre molto eccitati e, se non hanno ricevuto traumi pregressi, dimostrano una gran voglia di immergersi! Anche nel caso in cui, all’inizio, non fosse esattamente così, con un po’ di incoraggiamento, anche i bambini più timidi si lasciano andare.
Talvolta, appena si avvicinano all’acqua, “battono i denti” e non è detto che lo facciano per il freddo, anzi spesso è proprio la tensione emotiva e il loro eccitamento a provocare questo tremolio della bocca.
Il lattante dovrà interiorizzare che in questo nuovo posto oltre ai giochi, all’acqua e agli altri bambini, vi è anche l’Istruttore, in modo da poterlo riconoscere come elemento intrinseco e determinante dell’ambiente natatorio.
Per simpatizzare con i bambini piccoli basta poco, come ad esempio offrire loro un giocattolo, manipolarlo insieme, giocare anche con la mamma o ancora meglio instaurare dei giochi simbolici a tre.
L’importante è NON FORZARE MAI alcuna azione! Tutto si deve svolgere rispettando il bambino e ponendo sempre attenzione ai segnali che ci invia, con i suoi comportamenti.
Sarà indispensabile sapersi proporre sempre con entusiasmo e stimolare la curiosità e la fantasia creativa dei piccoli.
Fuori dall’acqua, è molto importante presentargli gli strumenti di lavoro, in modo che lui possa socializzare con gli oggetti che verranno utilizzati nella didattica e capire anche, proprio attraverso di loro, come nell’acqua si possa galleggiare, o andare a fondo. Il bambino avrà bisogno di manipolarli, portarli in bocca, osservarli, per introiettarli, accettarli ed utilizzarli lui stesso, più tardi, per relazionarsi con l’Istruttore e con gli altri componenti del gruppo.
ESERCIZI IN VASCA DA BAGNO
L’adattamento fuori e dentro l’acqua può venire agevolato dall’esercizio che continua anche a casa.
L’approccio migliore con l’acqua, come già è stato detto, si dovrà avere direttamente nella vasca da bagno, dove il bambino è già completamente ambientato solo per il fatto di trovarsi nel suo habitat giornaliero (approfondisci qui)
Tutti gli esercizi, fondamentali in questa fase conoscitiva e di accettazione, sono una preparazione graduale alla successiva III fase del Metodo, quella del richiamo del riflesso di apnea.
Nel Metodo tutte le fasi appaiono sinottiche, ovvero LEGATE TRA DI LORO IN UNA SCHEMATIZZAZIONE D’INSIEME e consequenziali, cioè OGNUNA VIENE DI CONSEGUENZA. Per questo, l’Istruttore evita di saltare da un’azione all’altra, in modo del tutto casuale, ma segue un percorso preciso, unico ed efficace!